Repliche di Gennaio 2012 al Teatro Ygramul
lunedì 13 febbraio 2012
sabato 11 febbraio 2012
Teatrerie 57 che fa da Programma di Sala di AFFABULAZIONE
TEATRERIE n 57 (uscito a Gennaio 2012) che fa da Programma di Sala di Affabulazione
domenica 5 febbraio 2012
Diversi articoli di recensione apparsi sino ad oggi sullo Spettacolo "AFFABULAZIONE"
Rassegna Stampa (ordinata da Graziella Travaglini)
di "Affabulazione"
di "Affabulazione"
RADIO
23 gennaio 2012 segnalazione dello spettacolo nella trasmissione Undicesimo Palco su www.undiciradio.it
23 gennaio 2012 segnalazione dello spettacolo nella trasmissione La Piccionaia su QuantaRadio
23 gennaio 2012 intervista a Vania Castelfranchi all'interno della trasmissione Caffè scorretto di Radio Popolare Roma
24 gennaio 2012 intervista a Vania Castelfranchi all'interno della trasmissione Radio Teatro di Radio Onda Rossa
INTERVISTA a Vania Castelfranchi su lungotrevere.net
GIORNALI ON LINE
http://vivilazio.it/gustare/eventi/affabulazione-al-teatro-ygramul-per-ricordare-pier-paolo-pasolini
sabato 4 febbraio 2012
Articolo su AFFABULAZIONE da 'Sul Teatro'
Febbraio 2012 -
http://sul-teatro.blogspot.com/2012/02/affabulazione-il-gruppo-ygramul-regala.html?spref=fb
venerdì 3 febbraio 2012
Il 28 e il 29 gennaio, presso il Teatro Ygramul, è tornato in scena Affabulazione, opera balinese contro la pedofilia occidentale, liberamente tratta dal testo teatrale di Pier Paolo Pasolini. Si tratta di una tragedia composta da otto episodi e narra del sogno semplice e terribile di un padre che gli susciterà un' inaspettata e lacerante attrazione per il figlio e in qualche modo sembra riportarlo bambino.
L'idea di fondere la tragedia classica con la tradizione del teatro-danza balinese nasce nella testa del regista Vania Castelfranchi dopo un viaggio di studio della compagnia Ygramul sull'isola di Bali nel luglio e agosto 2007. Il gruppo teatrale, venuto in contatto con il teatro tradizionale del luogo, svolse nelle scuole un' attività di formazione a favore delle vittime della pedofilia.
Quella a cui abbiamo assistito è la quarta versione del medesimo spettacolo, versione che apporta novità drammaturgiche, scenografiche, registiche e un cast rinnovato. Appena entrato il pubblico viene frammentato tra i 4 spalti che circondano il "Quadrato-casa" che incornicia il susseguirsi degli episodi. Disposti lungo i lati di questo ring-familiare troviamo i protagonisti della tragedia: un padre, una madre, un figlio e "l'ombra". L'impianto scenografico crea una sensazione voyeristica nello spettatore, quasi a voler spiare dal buco della serratura le vicende di questi personaggi sempre sospesi tra sogno e realtà, tra la dimensione casalinga e quella onirica. I vertici di questa pianta quadrata, un rimando al mondo architettonico balinese fortemente scandito dai punti cardinali, rappresentano in maniera simbolica gli spazi più o meno privati dei personaggi. Al centro di questo soppalco vi è una cavità dalla quale giunge l'eco di voci, il più delle volte appartenenti all'ombra di Sofocle, e suoni distanti.
L'azione scenica dei personaggi prevede l'utilizzo dello spazio a 360° e si divide tra il piano orizzontale e quello verticale: gli attori si arrampicano, scivolano, si lanciano e rimangono sospesi su questa particolare architettura.
Uno spettacolo, audace, denso, ricco di intuizioni e di inventiva che arriva al pubblico sotto diverse forme e dando diversi input. Va metabolizzato per molti motivi, dalla tematica delicata che va a toccare, alla fusione di un codice teatrale come quello balinese, distante dalla cultura occidentale e che ha quindi bisogno di essere assimilato. Tutto ciò suscita una sensazione di straniamento che deriva dall'alternarsi di codici tra un episodio e l'altro attraverso l'uso delle maschere e di uno studio vocale e fisico che oscilla tra Poetico e Naturalistico, ma una volta entrati nell'ottica della messa in scena questa acquista una tragica intensità.
L'idea di fondere la tragedia classica con la tradizione del teatro-danza balinese nasce nella testa del regista Vania Castelfranchi dopo un viaggio di studio della compagnia Ygramul sull'isola di Bali nel luglio e agosto 2007. Il gruppo teatrale, venuto in contatto con il teatro tradizionale del luogo, svolse nelle scuole un' attività di formazione a favore delle vittime della pedofilia.
Quella a cui abbiamo assistito è la quarta versione del medesimo spettacolo, versione che apporta novità drammaturgiche, scenografiche, registiche e un cast rinnovato. Appena entrato il pubblico viene frammentato tra i 4 spalti che circondano il "Quadrato-casa" che incornicia il susseguirsi degli episodi. Disposti lungo i lati di questo ring-familiare troviamo i protagonisti della tragedia: un padre, una madre, un figlio e "l'ombra". L'impianto scenografico crea una sensazione voyeristica nello spettatore, quasi a voler spiare dal buco della serratura le vicende di questi personaggi sempre sospesi tra sogno e realtà, tra la dimensione casalinga e quella onirica. I vertici di questa pianta quadrata, un rimando al mondo architettonico balinese fortemente scandito dai punti cardinali, rappresentano in maniera simbolica gli spazi più o meno privati dei personaggi. Al centro di questo soppalco vi è una cavità dalla quale giunge l'eco di voci, il più delle volte appartenenti all'ombra di Sofocle, e suoni distanti.
L'azione scenica dei personaggi prevede l'utilizzo dello spazio a 360° e si divide tra il piano orizzontale e quello verticale: gli attori si arrampicano, scivolano, si lanciano e rimangono sospesi su questa particolare architettura.
Uno spettacolo, audace, denso, ricco di intuizioni e di inventiva che arriva al pubblico sotto diverse forme e dando diversi input. Va metabolizzato per molti motivi, dalla tematica delicata che va a toccare, alla fusione di un codice teatrale come quello balinese, distante dalla cultura occidentale e che ha quindi bisogno di essere assimilato. Tutto ciò suscita una sensazione di straniamento che deriva dall'alternarsi di codici tra un episodio e l'altro attraverso l'uso delle maschere e di uno studio vocale e fisico che oscilla tra Poetico e Naturalistico, ma una volta entrati nell'ottica della messa in scena questa acquista una tragica intensità.
Sul Teatro
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